Non sono soltanto banche ed enti finanziari a concedere prestiti: nel rispetto delle norme di legge e al di sotto dei tassi d’usura, anche i privati cittadini possono prestare denaro a chi abbia bisogno di finanziamenti. È questo il concetto alla base del social lending, o prestito sociale, una nuova forma di accesso al credito che ha conosciuto un grande sviluppo negli ultimi anni soprattutto in Stati Uniti e Gran Bretagna, grazie anche al boom delle agenzie online volte a creare vere e proprie reti di interscambio “peer to peer”, e che da qualche mese si sta diffondendo anche in Italia. L’assenza di intermediari bancari nei prestiti sociali fra privati fa sì che solitamente ambedue le parti (creditore e debitore) godano di tassi di interesse favorevoli rispetto ad altre forme di finanziamento tradizionali. Lo stesso fattore, però, aumenta considerevolmente il livello di rischio di morosità o insolvenze; per questa ragione, il fenomeno dei prestiti sociali si è diffuso soprattutto attraverso siti internet specializzati, vere e proprie agenzie di social lending attive su internet che hanno adottato un sistema di “rating” degli utenti simile a quello delle banche tradizionali. Maggiore è il livello di affidabilità dei richiedenti, minore sarà il tasso di interesse percepito da chi concede il prestito, e viceversa. Gli importi dei prestiti sociali, solitamente, sono di entità contenuta, variabile tra i 2mila e i 10mila euro, ma possono raggiungere anche i 50mila euro.